FEBBRAIO

SE I MIELARI VUOI RIEMPIRE IN FEBBRAIO NON DORMIRE

Febbraio è il mese più corto dell’anno, e può essere, almeno nelle prime settimane, anche il più freddo; però il solstizio d’inverno è passato già da un pezzo e le ore di luce aumentano progressivamente con il passare dei giorni. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, l’attività di deposizione della regina quasi sicuramente è già iniziata, visto che essa è correlata alla durata delle ore di luce oltre che alla temperatura. Questo comportamento all’apparenza poco comprensibile, trova spiegazione nel fatto che le colonie utilizzano proprio le ore di luce come parametro per capire in quale parte dell’anno si trovano (sulle pareti interne dell’arnia i non ci sono appesi né il calendario né l’orologio).

Febbraio
Proprio per questo, a fine novembre con la progressiva e rapida riduzione delle ore di luce, ci sono molte più probabilità che ci sia un blocco o un rallentamento della deposizione anche se le temperature non sono ancora rigide, mentre adesso che le giornate si allungano e il freddo intenso può erroneamente far pensare situazioni di blocco, la deposizione della regina riprende perché l’alveare “sente” l’avvicinarsi della primavera.
È doveroso dire che comunque non esistono regole fisse, specialmente in questo periodo, non tutte le famiglie si comportano allo stesso modo ma solamente ci sono maggiori o minori probabilità che le cose vadano secondo le previsioni.

Visto dunque che molto probabilmente gli alveari hanno iniziato una deposizione di covata rilevante, bisogna iniziare i controlli approfittando delle giornate più tiepide, per dirigere lo sviluppo nel modo corretto e porre rimedio il prima possibile alle criticità che possiamo riscontrare, premessa fondamentale per un proficuo raccolto nei mesi a venire.
In questo periodo è molto utile verificare le scorte delle famiglie soppesando gli alveari anche se il clima rigido sconsiglia di aprire le arnie. L’inizio dell’allevamento della covata fa innalzare consistentemente i consumi di miele; per cui non bisogna lasciarsi sfuggire qualche giornata più mite per aprire gli alveari in maniera da sistemare per tempo tutte le situazioni che lo richiedono ed evitare spiacevoli mortalità per fame
Un buon sistema può essere quello di verificare famiglia per famiglia la reale consistenza della stessa annotandosi numero di favi occupati dalle api, presenza della regina, della covata e la sua estensione, situazione delle scorte e da ultimo ma non per importanza, la presenza di sintomi di eventuali malattie. Toglieremo un favo di miele ad una famiglia ben fornita in favore di un’altra con poche scorte; stringeremo, anzi, costringeremo le famiglie su un numero di favi che possano ricoprire completamente, scrollando all’interno delle arnie le api dei favi più laterali per poi riporre questi ultimi al di là del diaframma; in questo modo daremo alle api la possibilità di svuotarli completamente, dopodiché decideremo se eliminarli perché in cattivo stato oppure riutilizzarli all’interno del nido per farvi deporre dalla regina quando ci sarà bisogno di allargare lo spazio; infine riuniremo le famiglie orfane a quelle piccole.

Una volta visitate tutte le famiglie annotando la loro consistenza, si può cominciare a programmare la prossima operazione e cioè il livellamento. Ci saremo subito accorti che alcune famiglie ricoprono abbondantemente cinque o più telaini mentre altre ne coprono a malapena due o tre; quindi in maniera molto semplice bisognerà togliere delle api alle famiglie più popolose per darle alle più deboli. In questo periodo è opportuno spostare solo le api senza i favi avendo l’accortezza di darle ad alveari posti in altri apiari rispetto a quelli in cui si sono prelevate onde evitare che ritornino agli alveari di partenza. Spesso sono sufficienti 200-300 o al massimo 500 grammi di api per far si che anche alveari che consistono di soli due telai coperti di api riescano ad arrivare al momento del raccolto nelle condizioni ottimali; comunque è sempre possibile se bisogna accelerare lo sviluppo, aggiungere anche successivamente altre api o favi di covata ed api fino al momento della posa dei melari. In questo mese è meglio agire con cautela e non sprecare eccessivamente api preferendo di procedere a più riprese, in maniera da avere la possibilità di valutare gli effetti di quello che facciamo, anche perché può accadere che una famiglia debole abbia qualche altro problema come ad esempio una regina non efficiente.

E’ importante evidenziare che quest’operazione di spostamento di api gioverà in maniera consistente anche alle famiglie salassate, le quali con molta probabilità avranno minori intenzioni sciamatorie nei mesi a seguire. Mi preme sottolineare che queste operazioni di pareggiamento sono fondamentali per una produzione quantitativamente soddisfacente, e sicuramente saremo ripagati del tempo impiegato allo scopo.

E’ della massima importanza sapere che per spostare materiale da una famiglia ad un’altra, si deve essere certi della sanità dell’alveare donatore e nel caso di incertezza, meglio non fare niente ed approfondire l’analisi. Gli alveari che presentano sintomi di patologie devono essere gestiti in maniera adeguata e nel rispetto delle norme, contattando il tecnico dell’associazione per fugare dubbi ed essere certi di operare in maniera corretta.
Questo è anche un periodo in cui si ricorre spesso alla nutrizione artificiale, a volte a sproposito. Infatti, sarà opportuno ricorrere alla nutrizione solo se veramente necessario, e cioè se riteniamo che le scorte disponibili non sono sufficienti allo sviluppo della famiglia; in caso contrario, corriamo il rischio di indurre una maggiore propensione a sciamare, e intaseremo il nido di sciroppo limitando lo spazio a disposizione della regina per la deposizione di uova.

Discorso diverso se tra gli obiettivi aziendali ci sono quelli di produrre nuclei o pacchi d’api; in questo caso l’inizio di un’integrazione alimentare, può essere utilissima e necessaria a raggiungere i nostri scopi. L’importante è sapere che dal momento in cui iniziamo a nutrire non ci si può fermare fino a che non inizia un raccolto esterno sufficiente; per cui dovremo provvedere a passaggi settimanali o al massimo ogni due settimane, con i conseguenti costi che ne scaturiscono.

In ogni caso piuttosto che nutrire a sproposito, è molto più corretto valutare famiglia per famiglia la reale necessità ed aiutare solo quando necessario. In caso comunque ci fossero dubbi su quello che ho scritto, sono a disposizione all’indirizzo email francesco.pugliese@apicoltoripugliesi.it.