GENNAIO

QUANDO ARRIVA L’EPIFANIA TUTTE LE VARROE SI PORTA VIA

Quello che questa rubrica si propone di fare è, non un elenco asettico di operazioni da effettuare, bensì stimolare il lettore a ragionare, attraverso la proposizione di argomenti, metodiche che a mio avviso sono poco discussi; inoltre cercherò di mettere in evidenza luoghi comuni del mondo dell’apicoltura che a volte non hanno giustificati motivi di essere, o non sono adatti per il nostro ambiente.

Venendo al dunque, nel mese di gennaio seppure non è insolito nelle giornate più tiepide notare un discreto volo delle api, di norma le stesse passano la maggior parte del tempo inattive nel glomere.
E, venendo ai luoghi comuni di cui parlavo prima, secondo me non è corretto dire che in gennaio non bisogna assolutamente disturbare le api (certamente però non bisogna farlo senza un motivo realmente valido).

Da parte nostra se siamo stati diligenti nel fare tutto il necessario per l’invernamento abbiamo ben poco di cui preoccuparci; una delle operazioni tipiche del periodo è quella di riposizionare all’interno dell’apiario quegli alveari che nell’arco della stagione passata abbiamo piazzato in maniera disordinata. In caso non si sia intervenuti per tempo alle operazioni di pulizia dalla varroa è bene non rimandare oltre (mi preme ricordare che sarebbe opportuno occuparsi di questo fondamentale problema molto prima di gennaio in maniera che all’arrivo delle feste natalizie sia già tutto sistemato, non a caso il titolo di questo scritto). Le ore di luce infatti, dal 21 dicembre in poi ricominciano ad aumentare, anche di un minuto al giorno, e le api, essendo sensibili al fotoperiodo, reagiscono di conseguenza riprendendo ad allevare covata.

Se invece per qualche motivo non siamo riusciti ancora ad effettuare il trattamento contro la varroa nei mesi di novembre e dicembre, approfittando delle ore centrali nelle giornate più miti si possono aprire gli alveari, e, controllando che non ci sia assolutamente covata ed eliminando eventualmente qualche raro telaino che ne contenga anche in piccolissima quantità, possiamo subito effettuare un trattamento con Api-Bioxal, evitando in questo modo di ingabbiare la regina. Tra l’altro è probabile che se si ingabbiasse adesso si correrebbe il serio rischio di arrivare ai giorni dello sgabbiamento e trattamento con giornate fredde e inadatte ad aprire le famiglie, prolungando ulteriormente il degrado delle operaie dovuto alla convivenza con le varroe. Inoltre sebbene la primavera sia ancora lontana, spesso le regine iniziano a deporre con una certa intensità già dalla seconda parte del mese ed avere una covata sana da subito è sicuramente positivo.

I pochi telaini di covata asportati andranno eliminati in quanto buona parte della varroa si troverà all’interno della scarsa covata presente, e comunque di norma questi che generalmente sono i telaini centrali spesso sono anche i più vecchi e scuri in quanto hanno contenuto più cicli di covata.
E’ sicuramente utile approfittare dell’operazione descritta per una stima veloce delle scorte e se necessario integrare con un favo di miele oppure un panetto di candito. Errori da evitare sono quelli di posizionare il cibo lontano dal glomere in quanto col freddo le api non sarebbero in grado di raggiungerlo e morirebbero di fame ugualmente. Meglio quindi posizionare il candito direttamente sopra i favi rovesciando il coprifavo. Inoltre l’uso di nutrizione liquida in questo periodo è assolutamente inopportuno, a meno che non si usino tal quali, gli sciroppi attualmente in commercio che hanno una bassa umidità (simile al miele).

Un accorgimento utile è quello di fare una stima delle scorte senza aprire le arnie, sollevando da dietro le stesse soppesandole, e procedendo se il caso lo richiede, come descritto prima. E’ d’obbligo in questo periodo operare con gli alveari aperti per il minor tempo possibile limitandosi ad effettuare le operazioni essenziali senza soffermarsi su dettagli secondari.
In apiario non rimane altro da fare ma questo è il momento di effettuare tutta una moltitudine di lavori che sebbene non siano urgenti in apparenza, non è opportuno rimandare, perche più in là con la stagione non ci sarà tempo a sufficienza. Una prima operazione da fare senz’altro è quella di effettuare una sommaria pianificazione della stagione per individuare i materiali occorrenti: acquistare subito telaini, fogli cerei ed altro, sebbene ci costringa ad immobilizzare delle somme allo scopo, ci pone comunque al riparo da problemi di reperibilità nel corso della stagione.
Anche la ricerca di eventuali nuove postazioni in cui posizionare gli apiari si può sicuramente effettuare in questo periodo dell’anno, visto che abbiamo più tempo a disposizione.
E’ il momento per una manutenzione delle arnie più malridotte, con pulitura accurata delle pareti interne a mezzo raschiatura delle incrostazioni di propoli e cera, seguita da un lavaggio con acqua e candeggina, oppure un passaggio con un cannello a gas; per le pareti esterne se deteriorate, bisogna procedere asportando tutte le parti di vernice sfogliate che non aderiscono più al legno con carta abrasiva a grana 80, successivamente si applicheranno almeno 2 mani di pittura coprente meglio se ad acqua (a tal riguardo va tenuto presente che gli impregnanti sono da evitare perche poco protettivi) avendo cura di farla assorbire specialmente là dove il legno si presenta di testa.

Da ultimo, ma certo non per importanza, bisogna approfittare in questo periodo, per eventuali manutenzioni e risistemazioni del laboratorio perche quando arriverà il momento di lavorarci tutto dovrà essere in perfette condizioni per non avere intoppi di sorta.
Questo mese come argomento di approfondimento riguardo a temi spesso trascurati o non affrontati a sufficienza voglio parlare della bilancia. Non intesa come segno zodiacale (che tra l’altro cade in un altro periodo dell’anno), bensì di quell’attrezzo atto a verificare il peso degli oggetti.
Tutti noi la utilizziamo per verificare il giusto quantitativo di miele che mettiamo nei vasetti, ma l’uso di cui voglio parlare è tutt’altro: pesare gli alveari. Esistono in commercio bilance specifiche per lo scopo costituite da pedane su cui poggiare stabilmente le arnie, anche quattro assieme e che possono inviare i dati di pesatura per mezzo di una scheda GSM al nostro cellulare; esse hanno un costo abbastanza rilevante che si approssima al migliaio di euro, ma per un professionista che fa nomadismo i benefici ottenibili non sono trascurabili. Ad esempio avendo postazioni molto lontane dalla sede, ricevere informazioni a cadenza giornaliera sul peso di alcuni alveari nell’apiario lontano, può far capire se è necessario portare ulteriori melari oppure rendere palese la fine del raccolto, in maniera da poter spostare subito l’apiario sul prossimo raccolto, con la certezza di non perdere produzione (tenere due giorni un apiario di cinquanta o più arnie in un posto dove anche se ci sono apparentemente ancora fiori da bottinare in realtà non c’è più nettare, e magari perdere altrettanti due giorni nel posto dove si intende spostare successivamente, con fioritura già iniziata, può comportare la mancata produzione di significative quantità di miele).
Per ovvie ragioni economiche questi sistemi sono fuori della portata degli apicoltori amatoriali ma comunque, usare una bilancia per pesare degli alveari (pesare dei porta sciami è semplicissimo, magari un’arnia in legno con melario sopra diventa un po’ meno facile) a distanza di tempo può far comprendere meglio alcune dinamiche interne alle famiglie; ad esempio vedere in un arco di tempo quante scorte consumano e verificare come questi consumi cambiano col passare del tempo oppure in caso di fioriture verificare che le api raccolgano qualcosa e quindi il peso aumenti di conseguenza. Lo ribadisco non sono pratiche essenziali ma possono aiutare a capire cosa succede negli alveari in diversi periodi dell’anno oppure in postazioni diverse. Uno strumento accessibile anche dagli apicoltori amatoriali con costi abbastanza contenuti, può essere il dinamometro, grazie al quale potremo pesare singolarmente gli alveari sollevandoli dalla maniglia uno per volta e sommando poi i due pesi, avendo in questo modo conoscenza dell’incremento di peso rispetto alla rilevazione precedente. Non sarà il massimo della precisione, ma riesce a rendere l’idea, con buona approssimazione, delle variazioni intercorse tra due pesate.
Spero di essere stato abbastanza chiaro e di non aver creato dubbi più di quanti ne abbia chiarito. Per eventuali chiarimenti sono a disposizione all’indirizzo email: francesco.pugliese@apicoltoripugliesi.it