GIUGNO

LA TUA FEMMINA NON HA PIÙ LA VERVE DI UN TEMPO? CAMBIALA! MA LA PROSSIMA FA CHE SIA UNA VERA REGINA!

Quando arriva giugno le sorti della stagione apistica sono già abbastanza definite, i raccolti primaverili sono oramai alle spalle e sebbene ancora ci sia la possibilità di ulteriore miele dalle fioriture estive come eucalipto, rovo, castagno possiamo già farci un’idea se gli obiettivi che ci eravamo prefissati ad inizio stagione saranno raggiunti o meno.
Incubatrice
Il tempo delle sciamature per fortuna è terminato, quindi possiamo allentare l’attenzione nei confronti di questo problema, sarà sufficiente non costringere le famiglie in spazi troppo ristretti. Ma certo le cose da fare non mancano; questo periodo è più che appropriato per la sostituzione delle regine, infatti, quelle acquistate in questo mese si sono fecondate nelle migliori condizioni, con temperature favorevoli ed abbondanza di fuchi. Per chi ha un minimo di dimestichezza può essere positivo allevarsi da se le regine di cui ha bisogno, avendo cura però di un dettaglio non da poco: sarebbe opportuno che almeno una parte di regine venisse comunque acquistata per limitare i rischi di consanguineità che si verrebbero a creare se portassimo avanti solo una o poche linee materne. Per poter effettuare un allevamento di regine per uso proprio non servono particolari attrezzature o materiali, è sufficiente un cassettino da sei telai per allevare le celle reali, in esso metteremo 2-3 telai di covata sia giovane che prossima allo sfarfallamento e un telaio con scorte, il tutto ovviamente senza regina; il giorno dopo aver preparato il nucleo, metteremo quindi al centro dei telai di covata il telaino porta stecche su cui avremo fissato i cupolini (una ventina al massimo) che conterranno le giovani larve, la cui età al momento dell’innesto non dovrebbe superare uno o due giorni. La gestione di questo cassettino è abbastanza semplice, bisogna solo controllare che non vengano allevate celle reali sui favi di covata, nutrire se non ci sono fioriture importanti che assicurino un apporto di nettare, ed effettuare una rimonta ogni 10 -15 giorni, togliendo un telaio di scorte ed aggiungendo un telaio di covata nascente. Per la fecondazione invece, piuttosto che acquistare arniette specifiche per lo scopo si possono benissimo utilizzare dei portasciami o anche delle normali arnie, basta popolarli con due o tre telaini (facendo un piccolo sciame insomma) i classici due di covata ed uno di scorte, avendo cura di portare il tutto ad almeno i tre chilometri canonici per evitare di perdere le bottinatrici, quindi inserire le celle reali mature uno o due giorni dopo aver preparato il tutto ed aspettare che la natura faccia il suo corso, dopo tre o quattro settimane possiamo passare a raccogliere le regine feconde e concedere il giorno dopo una nuova cella matura. Con questo sistema non potremo certo fare molti cicli di raccolta ma ci consente di fare regine per il nostro uso utilizzando i materiali che già abbiamo; se in ogni caso alcune regine non ci servono, gli sciami possiamo gestirli come normalissime famigliole che pian piano si svilupperanno e l’anno successivo saranno famiglie a tutti gli effetti. Per la gestione di queste famigliole cosi come di tutte le piccole famiglie che possediamo in questo periodo può essere utile fornire una regolare nutrizione con sciroppo specialmente se le fonti di nettare naturali scarseggiano, altrimenti non vedremo nessuno sviluppo e sicuramente regrediranno.
Una certa attenzione va riservata alla famiglia da cui si preleveranno le larve da far allevare come regine; la madre in pratica dovrà essere al di sopra della norma per quanto riguarda le caratteristiche favorevoli: docilità, produttività, resistenza alle malattie, scarsa o nulla tendenza alla sciamatura, parsimoniosa nel consumo delle scorte (ovvio che noi valutiamo in questo caso la famiglia e non la regina, il colore di essa, per esempio, può non avere alcuna importanza).
Miele
Una cosa da non trascurare assolutamente in questo periodo è di assicurarsi che in ogni apiario ci sia dell’acqua a disposizione, anzi un modo corretto di operare è quello di preparare l’abbeveratoio per le nostre bestioline prima di portare le api nella postazione, in maniera che appena liberate le bottinatrici d’acqua trovino subito quello che a loro serve, senza andare in giro a disturbare i vicini. Per questo scopo sono sufficienti dei contenitori qualsiasi, anche dei secchi che possiamo rabboccare giornalmente se abbiamo pochi alveari. Altrimenti, se l’apiario è composto da varie decine di alveari e soprattutto non abbiamo la possibilità di andare giornalmente ad aggiungere acqua, sono necessari dei recipienti più grandi, per esempio delle vecchie vasche da bagno; per evitare di far affogare le nostre bestioline è necessario mettere all’interno dei contenitori degli oggetti che galleggiano come pezzi di legno (essi però spesso affondano quando sono completamente imbevuti d’acqua), oppure vanno bene dei pezzi di polistirolo, o meglio ancora un bel strato di argilla espansa, alcuni asseriscono che aggiungendo all’acqua un po’ di sale essa è più appetita, io personalmente sono dell’idea che quando è sete è sete, è l’acqua così com’è va benissimo.
Un’altra cosa a cui per lo meno bisogna cominciare a pensare in questo mese è una nostra vecchia conoscenza: la varroa. Sebbene il trattamento tampone estivo dovrà essere fatto più avanti, nel mese prossimo magari, è comunque opportuno arrivare a quel momento preparati, il tampone estivo è di fondamentale importanza, e non essere organizzati per bene quando sarà il momento equivale ad andare a sposarsi senza essersi procurato prima le fedi. Quindi per chi non sa esattamente come operare è fondamentale informarsi per tempo magari chiedendo lumi al tecnico dell’associazione, in maniera da procurarsi tutto il necessario prima. Ricordo a tal proposito che per la lotta alla varroa si possono utilizzare solo i presidi sanitari autorizzati e nient’altro.
Adesso però anche se non è giunto il momento di trattare i nostri alveari, può essere utile effettuare una valutazione del grado di infestazione. Un buon metodo al riguardo è quello dello zucchero a velo. I materiali occorrenti sono: un contenitore graduato tipo quelli che si usano per i campioni delle urine, un vasetto in vetro (va benissimo uno di quelli che usiamo per il miele da 1 kg o anche da 500 g) il tappo del vasetto suddetto con un foro centrale di 5-6 cm a cui bisogna applicare una rete a maglie di 2 mm, un po’ di zucchero a velo, un piatto di plastica o una bacinella, l’importante che sia bianca. La procedura è la seguente: si raccolgono 100 ml di api (~300 api), magari scrollando un telaino sul coprifavo e poi con dei colpetti ad esso tenendolo inclinato, far radunare le api ad un angolo e versarle nel contenitore graduato (fare attenzione a non prelevare la regina in questa fase) versare le api all’interno del vasetto di vetro, aggiungere 1 o 2 cucchiai di zucchero a velo, quindi chiudere il vasetto con il tappo che abbiamo modificato, agitare per far sì che lo zucchero si distribuisca ben bene sulle api (con una certa delicatezza ovviamente, le api dovranno uscirne vive) quindi si lascia per un minuto circa a riposare, dopodiché si capovolge il vasetto sul piatto bianco ed a mò di saliera si scuote; le varroe che nel frattempo si saranno staccate dalle api, cadranno nel piatto e potremo comodamente contarle, se le varroe non superano 6-7 unità possiamo stare tranquilli, ma se invece cadono decine di acari può essere utile se non indispensabile pensare ad anticipare il trattamento.
Come al solito, se qualcosa dovesse essere poco chiara potete contattarmi al solito indirizzo di posta elettronica francesco.pugliese@apicoltoripugliesi.it