NOVEMBRE

SENZA VARROE A CAPODANNO… FESTA TUTTO L’ANNO

L’anno volge rapidamente al termine e con lei anche la stagione apistica è oramai agli sgoccioli; se è andato tutto per il verso giusto le famiglie, ridotte ad occupare al massimo cinque o sei telaini, dovrebbero aver accumulato scorte sufficienti a superare i rigori invernali. L’attività della regina, se non addirittura in blocco, è comunque molto ridotta. Questo mese dunque, prima che il freddo renda ancor più difficile operare con gli alveari aperti, è il migliore per intervenire con il trattamento antivarroa invernale.
Acido ossalico
Ma i motivi per cui questo mese è il più indicato sono molteplici, ne elenco alcuni: intanto, come già accennato le temperature, ancora non troppo rigide agevolano il lavoro; poi molto importante è il fatto che, al contrario di quello che ci si potrebbe aspettare, proprio in questo periodo è più probabile che le famiglie siano in blocco, infatti quello che influisce maggiormente sulla deposizione della regina è non tanto la temperatura quanto le ore di luce ed il fatto che ci si avvicini al solstizio invernale quando le giornate sono le più corte dell’anno; successivamente, anche se le temperature si fanno più rigide, l’aumento delle ore di luce fa si che ci sia un inizio di deposizione e quindi sarà meno probabile trovare le famiglie in blocco; un altro motivo per cui non conviene andare oltre è il fatto, poco considerato, che comunque tutte le varroe presenti nell’alveare producono danni alla salute delle api, indebolendole e parassitizzando la nuova covata che a breve si inizierà a formare. Perché aspettare quindi? se la varroa è presente in quantità rilevante, e per stabilire questo la prova dello zucchero a velo ci può dare delle indicazioni, è illogico aspettare un peggioramento, ma piuttosto intervenire al più presto possibile; inoltre, ultimando tutti i trattamenti in questo mese sicuramente passeremo un sereno natale senza l’assillo di questo lavoro ancora da svolgere.
Quindi, visto che dobbiamo intervenire facciamolo e non se ne parla più. A questo punto però vorrei dire qualcosa riguardo al trattamento, o per lo meno parlare del più diffuso tipo di trattamento: quello con l’acido ossalico, ovvero con il suo preparato commerciale, APIBIOXAL. Abbiamo detto che per far si che questo trattamento abbia un efficacia soddisfacente, la famiglia deve essere rigorosamente in blocco di covata, sia esso naturale che indotto, e questo è importantissimo, altrimenti ci ritroveremo con molte varroe scampate al trattamento protette all’interno della covata che ci daranno grosse noie nella stagione prossima pregiudicando il raccolto e addirittura la sopravvivenza delle famiglie.
Il blocco di covata appunto, se non avviene naturalmente, dobbiamo indurlo noi artificialmente, e i metodi per fare questo sono sostanzialmente due: ingabbiamento della regina o asportazione della covata.
Per l’ingabbiamento della regina non ci sono grosse difficoltà se non trovare la regina e rinchiuderla all’interno della gabbietta dove resterà per almeno 22 giorni (25 nel caso vi siano celle da fuco) in maniera che nasca tutta la covata presente, successivamente potremo trattare essendo sicuri che non ci sia scampo per i micidiali acari. Va ricordato che a volte la regina può evadere dalla gabbietta in quanto difettata o per il fatto che alcune volte le api riescono a rosicchiare qualche bastoncino, in tal caso al momento in cui andremo a liberare la regina la troveremo già fuori con della covata presente; non ci resta che passare al secondo metodo e cioè l’asportazione della covata, pratica che conviene utilizzare anche quando proprio non si riesce a trovare la regina o la covata all’interno dell’alveare è poco estesa, limitata a piccole porzioni di 1 o 2 telaini centrali.
Anche l’asportazione della covata va fatta nel modo giusto per evitare di fare danni, e per questo la soluzione migliore è l’eliminazione dei favi all’interno dei quali è presente della covata. Essi vanno eliminati sia che si tratti di covata opercolata sia che si tratti di larve, anche giovani; soprattutto questi ultimi vanno eliminati. Infatti, se invece di asportare la covata la andiamo a rimuovere con la forchetta, non è escluso che le larve d’api che resteranno spappolate nel favo possano offrire una certa protezione alle varroe, rendendo vano il nostro lavoro e compromettendo l’efficacia del trattamento. I favi eliminati vanno proprio distrutti; conservarli per poi ridarli in primavera, anche in freezer, non và bene perche se da un lato le varroe intrappolate al loro interno muoiono sicuramente, anche la covata perisce e sicuramente si sviluppano dei batteri che potrebbero dare problemi alla famiglia. Del resto, spesso i favi che contengono quel po’ di covata ancora presente sono quelli più centrali che sono anche quelli più scuri e rovinati, non è un grosso danno la loro eliminazione.
Nel fare queste operazioni va da se che se qualche famiglia si presenta con poche scorte, vada aiutata con della nutrizione artificiale, come pure se ci sono troppi favi rispetto al quantitativo di api presenti è sicuramente utile restringere la famiglia.
Nel caso di incomprensioni sono come sempre a disposizione per qualsiasi spiegazione all’indirizzo email francesco.pugliese@apicoltoripugliesi.it